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Benvenuti

Benvenuti fratelli e sorelle nel sito del Santuario di Maria SS. della Catena in Dinami! La dolcezza dello sguardo materno di Maria e la sua guida accompagni tutti voi affinché possiate riscoprire la gioia della tenerezza di Dio. Nessuno come Maria ha conosciuto la profondità del mistero di Dio fatto uomo. Tutto nella sua vita è stato plasmato dalla presenza della misericordia fatta carne. La Madre del Crocifisso Risorto, grazie alla sua obbedienza al Signore (Lc 1, 38), è entrata nel santuario della misericordia divina perché ha partecipato intimamente al mistero del suo amore. Scelta per essere la Madre del Figlio di Dio, Maria è stata da sempre preparata dall’amore del Padre per essere Arca dell’Alleanza tra Dio e gli uomini. Ha custodito nel suo cuore la divina misericordia in perfetta sintonia con il suo Figlio Gesù. Il suo canto di lode, sulla soglia della casa di Elisabetta, fu dedicato alla misericordia che si estende « di generazione in generazione » (Lc 1,50). Anche noi eravamo presenti in quelle parole profetiche della Vergine Maria. Questo ci sarà di conforto e di sostegno durante la nostra vita per sperimentare i frutti della misericordia divina. Possa la Vergine della Catena, la Madre della Misericordia, l'Arca Santa di Dio guidarvi e arricchire la fede di tutti noi che siamo in cammino e soprattutto bisognosi di misericordia perché un giorno possiamo entrare nella casa del Padre.

Messaggio del Parroco

Nel rivolgermi alla dolcissima Nostra Madre, saluto tutti i fedeli di Dinami e porgo il benvenuto a tutti coloro che, dagli altri paesi giungeranno qui per lodare, ringraziare, gioire, componendo insieme con noi un unico canto di lode alla Vergine Maria. Anch’io, da fanciullo, rimasi affascinato, direi folgorato, dalla bellezza incomparabile di Maria e, dopo la sua festa, mentre ritornavo al paese natio, tessevo nel cuore quelle strofe, che avrebbero orientato e coinvolto tutta la mia vita, l'intera mia esistenza. Se siamo qui raccolti ai piedi della nostra Regina è perché ella vuole attrarci al Figlio suo divino, perché dall'incontro con Lui possiamo risorgere come creature redente dal suo sangue, per sempre figli amati, rinvigoriti dalla grazia e pronti a fare la sua volontà, per non essere più sottomessi alla seduzione del male ed al potere del peccato.
La Chiesa ci invita a cantare con un cuor solo: "Solve vincla reis", Oh Maria!
Sciogli i nodi del peccato,
Abbatti il muro della superbia,
Restituisci l'umiltà del cuore,
Ridona la fraternità,
Avvolgi tutti noi sotto il tuo manto e scaccia le tante paure,
Consola i cuori afflitti,
Sii Madre agli orfani e conforto alle vedove,
Lenisci le piaghe spirituali e morali, dona la guarigione del corpo e dell'anima e unisci le nostre sofferenze alla passione del tuo Figlio; fa che, o Madre Santissima, che la sua grazia possa fare breccia in ogni nostra ferita e ricolmare così il cuore di ogni dolcezza. E noi non ci stancheremo mai di onorarti e di ringraziare il Padre celeste del privilegio che ha voluto concedere al popolo di Dinami, implorando di accogliere con frutto tanta grazia, di divenire sempre più porzione eletta del suo popolo redento. Poiché, però, poca cosa è la nostra lode per dire la tua grandezza, a te, o Maria Santissima della Catena, Madre e Fiducia nostra, affido e consacro tutta la mia vita ed il mio ministero, e, in quanto pastore di questa comunità, a te affido e consacro questi figli come propria vera Madre, le loro famiglie, il loro presente ed il loro futuro, l'intera nostra società, perché sempre senza fine si innalzi da questa terra il canto di lode di tante vite rinnovate, il canto tuo del Magnificat, a lode e gloria della Santissima Trinità, per il bene nostro e la salvezza di tutti gli uomini.

Amen

«LA VOSTRA AFFLIZIONE SI CAMBIERÀ IN GIOIA»

(Gv 16,20)

Oggi 21 marzo 2020, inizio di primavera, è il quinto dei venti sabati che ci preparano alla festa della Madonna della Catena. Dinami, insieme ad altri tre comuni della provincia di Vibo, inizia un periodo di quarantena. Le norme diventano più rigide; l’ambiente è surreale. Ormai da due settimane sto celebrando messa da solo nelle comunità di Dinami e di Limpidi. Tutti noi stiamo attraversando un momento critico, che forse resterà indelebile nella nostra storia: lo tsunami del Covid19, che partito dalla Cina sta colpendo la nostra nazione, l’Europa, il mondo intero. L’OMS ha dichiarato lo stato di pandemia mondiale. Dinanzi a tutto questo, che stravolge le persone, la vita delle famiglie, l’ambito del lavoro, delle comunità e della Chiesa, ci sono due sentimenti, che attraversano la nostra vita: la tristezza e la paura. Il primo sentimento è la TRISTEZZA, per qualcosa che è venuto meno, che abbiamo perso: la perdita delle proprie abitudini, il non poterstare con gli amici, con la famiglia, con le persone care; soprattutto per le persone anziane, sole, disabili, vedove, sopraggiunge la tristezza di non poter godere della presenza e del sostegno degli altri. Guardando le immagini trasmesse dalla televisione, vediamo, da un lato, la tristezza di chi, trovandosi in terapia intensiva, va incontro alla morte senza poter riconoscere i volti, le mani, le carezze delle persone care e, dall’altra, la tristezza per i familiari di non poter dire addio ai genitori, ai nonni, o alle persone amate, a motivo delle restrizioni sanitarie che, per limitare il contagio, impediscono di avvicinare questi fratelli. Siamo anche rattristati – talvolta straziati – per l’impossibilità di partecipare fisicamente alla divina Liturgia, di partecipare ai funerali e non poter vivere così il grande addio della fede. Abbiamo tutti negli occhi le immagini dei parenti che, da lontano, fermi lungo la strada, possono solo salutare il feretro contenente la salma dei propri cari, trasportato sui mezzi militari che, in colonna, si dirigono al cimitero o ai forni crematori. Un secondo sentimento che potrebbe dominare ancor più in queste ore è la PAURA! Forse si tratta del sentimento più “antico” nella storia dell’uomo. La paura ha tanti volti. C’è chi ha paura del contagio, di venire unto oppure di essere un untore. C’è chi ha paura della malattia, dell’ospedalizzazione. C’è chi ha paura che questo contagio possa toccare i propri familiari. C’è chi teme la morte, chi ha paura di perdere tutto ciò che ha costruito con il lavoro di una vita. Le paure sono tante! La paura, però, come ogni realtà umana, come ogni “crisi” presenta un rovescio positivo, una seconda faccia della medaglia. Vorrei mettere in evidenza questa positività, perché possiamo scoprire quanto c’è di buono all’ombra di questa crisi. La paura è un po’ come la giornata di oggi a Dinami: cupa, uggiosa, immersa in un silenzio assordante, che attraversa le piazze e corre lungo le viuzze. Prima di ogni altra cosa, però, la paura porta a RIFLETTERE. Talvolta rischiamo di essere troppo sicuri e pensiamo che la nostra vita sia costruita su pilastri d’acciaio, ma all’improvviso ci troviamo come appesi a dei fili di seta. Abbiamo scoperto, con ancora più evidenza, che tutto può cambiare in un attimo, che “tutto è niente” senza Dio: un virus invisibile, la cui struttura estremamente semplice e le cui dimensioni minuscole fanno sì che non venga nemmeno considerato un “essere vivente”, quanto piuttosto un “aggregato di strutture”; ebbene questo virus così piccolo è attorno a noi, ci minaccia, ci assedia e sembra voler entrare nella nostra vita. Tutto ciò ci invita ad una profonda UMILTÀ, dal latino humus, cioè “terra”, a contatto con la terra. La presunzione, la megalomania e l’autoreferenzialità dell’uomo moderno lo avevano portato a pensare di avere il controllo di tutto, del tempo e dello spazio, della vita e della morte, in definitiva di poter bastare a se stesso. Questo virus, ora, mette in ginocchio tutto il mondo e quasi ci obbliga ad essere umili; ci aiuta e ci spinge ad invocare l’aiuto di Dio, a cercare l’aiuto dei medici che ci curano con quell’intelligenza e quella perseveranza che sono dono di Dio, a chiedere l’aiuto di coloro che Dio ci ha posto accanto. Il duplice comandamento dell’amore di Dio e dell’amore del prossimo divengono così, improvvisamente, l’unico orizzonte possibile. Ancora, il virus ci spinge a COLLABORARE, a riscoprire cioè ilsenso della comunità ecclesiale e civile, chiedendoci di imparare ad aiutare noi stessi per poter aiutare gli altri. Da questa drammatica esperienza dobbiamo uscire mendicando da Dio la consapevolezza che l’individualismo ed il soggettivismo non portano da nessuna parte, perché siamo tutti responsabili gli uni degli altri, al punto che a tutti viene chiesto, da un lato, di unirsi in preghiera per implorare da Dio la cessazione della pandemia e la misericordia per i fratelli, e dall’atro, l’adozione di distanze di sicurezza, l’uso delle mascherine, la maggior igiene personale e degli ambienti, l’isolamento della quarantena per salvaguardare questo bene comune che è salute. Un altro elemento positivo che può scaturire all’ombra della paura è la CREATIVITÀ. Dobbiamo industriarci a utilizzare il tempo nelle nostre case, portare alla luce talenti che erano rimasti sopiti, riprendere seppur a distanza i contatti trascurati. Il lato positivo della nostra provincia è che è fatta di piccoli paesi e l’ambiente di paese ci fa sentire meno la tristezza e la paura; è un ambiente più umano e umanizzante. Infine, un ultimo aspetto positivo che possiamo trarre dalla paura è la SPIRITUALITÀ. La paura ci invita a fare un viaggio interiore, ad accostarci in modo nuovo a Dio, a pregare a meditare sulla fragilità della vita. A domandare e vivere quello che la Chiesa chiama il santo timor di Dio. Gesù ha detto, infatti, “non abbiate paura” e “Io sono con voi tutti i giorni”. Così noi non abbiamo paura: sappiamo che Cristo ha dato e da la vita per noi, che siamo figli di un Padre buono che ci ama, che la morte non è l’ultima parola, perché l’ultima parola è Cristo, l’ultima parola è il Paradiso. Cerchiamo, attraverso la preghiera intensa e l’aiuto reciproco di valorizzare questi doni che quasi raccogliamo all’ombra della paura. Come diceva un autore francese, Eugène Delacroix: «L’avversità restituisce agli uomini tutte quelle virtù che la prosperità ha tolto loro». Compito di noi sacerdoti è infondere la speranza che viene soltanto da Gesù di Nazareth, Signore e Cristo, centro del cosmo e della storia. La Madonna ci ottenga ogni grazia, ci sostenga nella prova e ci liberi da ogni male.